venerdì 30 aprile 2010
SHANGAI EXPO 2010
giovedì 29 aprile 2010
lunedì 26 aprile 2010
venerdì 16 aprile 2010
PRITZKER 2010
KAZUYO SEJIMA VINCE IL PRITZKER 2010
Con l'occasione "posto" uno studio di Sejima sul metropolitan housing del 1996. Tratto dal croquis n.77
martedì 13 aprile 2010
DOMUS 935
lunedì 12 aprile 2010
SPRAWL VS DENSIFICAZIONE
Tralasciando le motivazioni antropo-culturali che innescano il meccanismo dell'edificazione a bassa densità, si possono delineare delle caratterizzazioni ben precise di "users" finali, i quali non solo sono convinti che questa tipologia di abitare sia sinonimo di benessere, ma non si rendono conto dell'insostenibilità ambientale di questa cementificazione selvaggia. Anche le classi sociali meno abbienti sono portate ad emulare il modello delle casette unifamiliari, e puntano a questo tipo di abitare.
Quindi la somma di casetta, spesso ad un piano con soffitta mansardata, più fazzoletto verde perimetrale diventa uno status simbol.
Le problematiche che derivano dalla città diffusa sono più che mai attuali e vanno aumentando pari passo con l'espansione di quest'ultima sul territorio. In particolare questa zona suburbana spesso definita come centro/senza centro non ha servizi, dunque chi ci abita è costretto a muoversi in macchina. Lo schema base di questa tipologia di urbanizzazione prevede l'espansione incontrollata della zona residenziale e la concentrazione dei servizi in grandi centri commerciali polifunzionali. Questi centri raggiungibili con mezzi motorizzati e muniti di una vastissima area-parcheggio, sostituiscono la piazza. A questo punto si può capire come la zona pubblica, che dovrebbe avere valenza sociale, in questo modo prenda valenza commerciale.
Aumentano così da una parte l'inquinamento e dall'altra il malessere diffuso dovuto a uno stress psicologico creato dal traffico e da una vita frenetica basata sul consumismo.
Ciò in America ha determinato un sostanziale incremento di patologie legate a questo stile di vita tra cui l'obesità in tutte le fasce d'età.(http://www.youtube.com/watch?v=Z99FHvVt1G4)
Questo modello di espansione che si basa sull'ingurgitare territorio e vomitare inquinamento può essere metaforicamente definito "bulimia urbana" e come tale rappresenta una malattia che agisce in primo luogo sulla psiche. Infatti questa idea di indipendenza da vincoli condominiali resa possibile dalla casetta unifamiliare non è altro che la risultante di una serie di congetture progettuali per dare l'idea di non vivere in città.
Basta dare un occhio a una qualsiasi zona rurale per rendersi conto di cosa voglia dire non vivere in città. Qui anche le pratiche rispecchiano lo stile di vita, a stretto contatto col territorio (allevamento, agricoltura). Dato che chi abita nelle zone suburbane per la maggior parte ha uno stile di vita urbanizzato più che rurale, la mia domanda allora è: perchè se voglio avere tutte le comodità della città vado a vivere in un posto che è ai margini della città e dove la mia privacy è rispettata tanto quanto in città ?
L'assenza di servizi e di spazio pubblico rende asettico questo paesaggio, dunque sorge una seconda domanda: privilegiamo l'idea di abitare o l'abitare vero e proprio ?
Nel senso: "Sono a metà strada tra la campagna e la città mi sembra di viverci bene, anche se comunque per muovermi dipendo dalla macchina e per prendermi la mia indipendenza devo erigere delle siepi tipo muri verdi e oltretutto se il mio vicino che abita a dieci metri da me invade il mio territorio sono pronto a denunciarlo."
giovedì 8 aprile 2010
Non studiate architettura
METROPOLI PER PRINCIAPIANTI -
Ugo Guanda Editore, Parma, 2008 - (more inside)
Cap.1 - Non fate studiare architettura ai vostri figli
(…)È il peggior investimento che potreste fare, quindi non fatelo. Vi ritrovereste con figli frustrati, incapaci di relazionarsi col mondo del lavoro: troppo tecnici per gli artisti, troppo artisti per i tecnici, ne carne ne pesce, insomma.
Se lo fate per il prestigio, meno che meno. Non esiste categoria più bistrattata, sfottuta, derisa: dai padroni di casa, dagli imprenditori edili, dai muratori, dagli ingegneri, dai geometri. Un incubo. Vi descriveranno gli architetti come inconcludenti, con la testa sempre fra le nuvole, come arroganti, omosessuali (se maschi), galline (se femmine), artistoidi, tecnigrafoidi, incomprensibili, insensibili, ipersensibili, arredatori, con pessimo gusto, con ottimo gusto ma cari, carissimi, costosissimi.
Lo volete cosi vostro figlio? Perché fargli questa cattiveria?
Tanto ve lo dico subito, il lavoro (di architetto intendo) non lo trova. A meno che non abbiate l'infinita pazienza di vederlo leccare i piedi nello studio di qualche affermato professionista per anni. Per dodici-sedici ore al giorno: a tirare linee, a disegnare sempre e solo scale di sicurezza o pozzetti d'ispezione, e tutto gratis o per un rimborso spese ridicolo, giusto il costo dei panini e della tessera mensile del tram.
(…) E allora si smette di farsi belli di cotanto curriculum e si cerca di tutto; tutto quello che capita diventa ossigeno: e si passa per studi di ingegneria, con i tuoi cugini del Politecnico (…) Che ti chiedono, come al solito, dato che te lo chiedono tutti da anni: «Ma sei un architetto d'interni o di esterni? »
(…): dal cucchiaio alla città, ti avevano insegnato in facoltà. L'architetto si occupa di tutto, dal cucchiaio alla città, come si può pensare che uno si fermi agli interni ed un altro si occupi solo degli esterni? (…)
Lo volete così vostro figlio?
Alle cinque del mattino, in fila fuori dal catasto urbano, (…) (li riconosci subito al catasto, gli architetti: sono quelli che leggono i libri. Gli altri, giustamente, se ne fottono: al massimo hanno «La Gazzetta dello Sport» sotto braccio). E FAI PENA. INUTILE GIRARCI ATTORNO: FAI PENA. (…)
Ma basta, insomma. BASTA! C'è da fare una lottizzazione selvaggia? Eccomi. C'è da demolire una cascina (le tue amate cascine che avresti rilevato mattone dopo mattone con una cura maniacale, per poterle conservare a futura memoria) per farci un ipermercato? Ci penso io. C'è una variante in corso d'opera da fare per mascherare un abuso edilizio? Dove si firma?
Stile? Linguaggio? Analisi urbana? Lettura del territorio? Qualità progettuale? Ecocompatibilità? Rispetto della memoria? Innovazione? Andatevene tutti a fare in culo!
Vivo in Italia, nel paese col più alto numero di laureati in architettura d'Europa e col più basso numero di opere edili progettate da architetti, ed ho una vita sola.
Voglio sposarmi, avere dei figli, non posso aspettare per tutta la vita. Il mio diploma di laurea è appeso nel cesso. Eccomi, Italia. Fa' di me quello che vuoi.
È questo, vi chiedo, quello che volete per il futuro dei vostri figli?
(…) lessi un'intervista a Vittorio Gregotti su un quotidiano nazionale. Il giornalista ad un certo punto chiese un consiglio da dare ai giovani che si accingevano ad iscriversi ad architettura. Gregotti rispose, lapidario: « Consiglio loro di scegliersi genitori ricchi ».
E io, figlio di morti di fame, come trovai arroganti quelle parole. Io, figlio di semianalfabeti, che rabbia furiosa mi montò nei confronti di quel trombone accademico. (…) Povero illuso, quanto mi sbagliavo. Perché Gregotti aveva ragione. (…) Fare architettura, in Italia, è innanzitutto un privilegio di casta. (…)
Altrimenti come mi spiego che di tutti i miei compagni di corso quelli che hanno iniziato a lavorare subito, appena laureati, erano (e sono) figli di industriali, ambasciatori, manager, avvocati e, ovviamente, stimati architetti? Ottime persone, alcune di grandi qualità intellettuali e progettuali, ma loro, appena appeso il diploma di laurea alla parete dello studio nuovo nuovo, hanno progettato le fabbriche per lo zio, o la villa al lago per la nonna. Loro, da ragazzini, andavano nel liceo giusto, e i loro compagni di classe nel frattempo sono diventati chirurghi, avvocati, dentisti, politici, manager. Cioè i loro naturali clienti. (…)
Insomma, non ostante tutto insistete? Davvero volete iscrivere i vostri virgulti in quelle bolgie dantesche che sono le facoltà di architettura italiane? Sì?
Be', allora fatelo. Fatelo davvero. (…) Perché è l'ultima disciplina ancora perfettamente rinascimentale, dove tutto rimanda ad un tutto. Di quelli che si laureano nessuno o pochissimi faranno la professione, ma tutti sapranno trovarlo un lavoro, qualunque lavoro. (…) E non solo. L'altro grande dono che ti da è lo sguardo. (…) Questo ti da lo studio dell'architettura.
Quindi, massì, mandatelo pure vostro figlio a studiare architettura. Fatelo. Impegnatevi a pagare le tasse, il posto letto a costo proibitivo se abitate fuori sede, le copie, le fotocopie, i libri, i programmi di CAD, le attrezzature, tutto. Fatelo laureare.
Poi però mandatelo subito all'estero. Che qui non c'è speranza.
domenica 4 aprile 2010
Dall'ESPRESSO del 2 aprile 2010
FORZA CEMENTO (di Paolo Biondani)
Il sottotitolo dell'articolo in questione dice:
"INTERVENTI LIBERI NELLE CASE. CON IL RISCHIO DI DANNI E CONTENZIOSI. IL GOVERNO VUOLE IL BOOM EDILIZIO A TUTTI I COSTI. MA ORA PERFINO ARCHITETTI E COSTRUTTORI LO BOCCIANO"
Si parla di DEREGULATION EDILIZIA. Sotto accusa c'è l'emendamento sull' "attività edilizia libera" che è stato varato venerdì 26 marzo, il quale consente di modificare le case degli italiani senza alcun tipo di progetto e di controllo. In parole povere viene eliminata la D.I.A.. Nell'articolo si ricordano in primis tutti i problemi derivati dal connubio calamità naturali/abusivismi edilizi che hanno flagellato l'Italia in questi ultimi tempi: dalle alluvioni ai terremoti, dalle frane alle eruzioni. Viene dipinta una situazione alquanto problematica sia del territorio che del costruito e in parallelo il giornalista scrive di come la nuova proposta di Berlusconi tenda a semplificare i passaggi per i restauri o le ristrutturazioni all'interno dei fabbricati. SENZA PROGETTO diventa quindi lo slogan per non ostacolare lo sviluppo.
Questo emendamento, inserito nel decreto-incetivi e firmato dal presidente del consiglio con i ministri Tremonti, Scajola e Caldreoli, sta muovendo molte critiche
da parte della lega ambiente, degli architetti e urbanisti e dei costruttori.
Lega ambiente denuncia il fatto che senza regole e controlli ci saranno gravissimi problemi di sicurezza soprattutto per chi vive in condomini a più piani. Il precedente piano di "semplificazione" sospendeva le norme antisismiche, ma dopo il terremoto in Abruzzo venne ritirato.
Il consiglio nazionale degli architetti: "una demagogica semplificazione amministrativa" e "un condono mascherato nell'abusivismo" e ancora "induce gravissime conseguenze per la sicurezza del patrimonio edilizio".
In questo modo qualsiasi cittadino voglia abbattere o erigere una parete in casa potrà farlo senza alcun tipo di controllo. Non essendo tutti cittadini in grado di valutare staticamente la propria casa, l'assenza di un parere tecnico potrebbe determinare gravi conseguenze.
COSTRUTTORI E IMMOBILIARISTI insoddisfatti per altri motivi. L'obiettivo del governo è battere la crisi stimolando un nuovo boom edilizio. Ma i primi a non crederci sono i potenziali beneficiari. Rimarrebbero comunque confermate tutte le norme: antisismiche, antincendio e di sicurezza (non essendo chiaro il testo dell'emendamento non si capisce in quale misura). Rimane dunque l'obbligo di presentare un progetto dove non vigono le norme sopra citate, ovvero in tutti gli interventi di modesta entità. Per cui le aziende non beneficiano o beneficiano marginalmente di questa proposta di modifica.
L'articolo prosegue spiegando nel dettaglio le incongruenze dell'emendamento e le situazioni sfavorevoli che verrebbero a crearsi, fino ad arrivare a questa domanda: "PRECHE' IL GOVERNO RIPROPONE DI COMBATTERE LA CRISI CON INIEZIONI OMEOPATICHE DI CEMENTO ?
Alla domanda risponde VEZIO DE LUCIA URBANISTA: "E' una posizione ideologica non economica. c'è un pensiero neoliberista che in Italia è dominate da 30 anni. Anche a sinistra pochi ricordano che l'autunno caldo del 1969 era nato dalle manifestazioni per la casa degli operai emigrati al nord. Tra gli anni 60 e 70 ministri come Sullo, Bucalossi e Mancini ebbero il coraggio di limitare l'oscenità delle speculazioni immobiliari con leggi che favoriscono l'edilizia pubblica, sancirono la separazione tra proprietà fondiaria e licenza di costruire, vincolarono i parchi ancor prima dei piani regolatori. La controriforma urbanistica è iniziata negli anni 80, con i primi accordi in deroga previsti dalla legge Signorile e con l'edilizia contrattata dai costruttori di tangentopoli. Da allora anche nelle regioni rosse si è diffusa una generale sudditanza al neoliberismo della nuova destra: al buon governo del territorio, del verde e del paesaggio, alla cultura delle regole si sostituisce l'ideologia dell'assenza di controlli, del profitto privato come unico valore. E qualcono si meraviglia ancora dell'ennesima deregulation Berlusconiana? In Lombardia in Veneto in quasi tutto il paese ha stravinto l'edilizia senza regole. IN ITALIA L'URBANISTICA E' MORTA."